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I Re Magi e Marco Polo

I Re Magi in viaggio scolpiti nella facciata del Duomo di Fidenza; sopra al bassorilievo i tre nomi: Caspar, Baltasar e Melchior.
I Re Magi in viaggio scolpiti nella facciata del Duomo di Fidenza; sopra al bassorilievo i tre nomi: Caspar, Baltasar e Melchior.

I Magi, erano sacerdoti dell’antica religione persiana (probabilmente zoroastriani) cui tarde tradizioni greche attribuivano doti di astrologi e indovini. Il vangelo non dice il loro numero ma solo che, guidati da una stella, giunsero a Betlemme per onorare Gesù, portandogli in dono oro, incenso e mirra. La più tarda tradizione agiografica li chiamò “re” fissandone il numero a tre, in ragione del numero di doni che portavano, ma non mancano autori che parlano di due, quattro o sei Magi.

 

Viaggio dei Re Magi (con peccato originale). Bonanno Pisano, Formella del portale del duomo di Pisa, 1180
Viaggio dei Re Magi (con peccato originale). Bonanno Pisano , formella del portale del duomo di Pisa, 1180.

 

La narrazione di Marco Polo

De la grande provincia di Persia: de’ 3 Magi.

Persia si è una provincia grande e nobole certamente, ma ‘l presente l’ànno guasta li Tartari. In Persia è l[a] città ch’è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre re ch’andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’uno ebbe nome Beltasar, l’altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò piú volte in quella cittade di quegli 3 re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano 3 re soppelliti anticamente. Andando 3 giornate, trovaro uno castello chiamato Calasata, ciò è a dire in francesco ‘castello de li oratori del fuoco’; e è ben vero che quelli del castello adoran lo fuoco, e io vi dirò perché. Gli uomini di quello castello dicono che anticamente tre lo’ re di quella contrada andarono ad adorare un profeta, lo quale era nato, e portarono 3 oferte: oro per sapere s’era signore terreno, incenso per sapere s’era idio, mirra per sapere se era eternale. E quando furo ove Dio era nato, lo menore andò prima a vederlo, e parveli di sua forma e di suo tempo; e poscia ‘l mezzano e poscia il magiore: e a ciascheuno p[er] sé parve di sua forma e di suo tempo. E raportando ciascuno quello ch’avea veduto, molto si maravigliaro, e pensaro d’andare tutti insieme; e andando insieme, a tutti parve quello ch’era, cioè fanciullo di 13 die. Allora ofersero l’oro, lo ‘ncenso e la mirra, e lo fanciullo prese tutto; e lo fanciullo donò a li tre re uno bossolo chiuso. E li re si misoro per tornare in loro contrada.

De li tre Magi.

Quando li tre Magi ebbero cavalcato alquante giornate, volloro vedere quello che ‘l fanciullo avea donato loro. Aperso[r]o lo bossolo e quivi trovaro una pietra, la quale gli avea dato Idio in significanza che stessoro fermi ne la fede ch’aveano cominciato, come pietra. Quando videro la pietra, molto si maravigliaro, e gittaro questa pietra entro uno pozzo; gittata la pietra nel pozzo, uno fuoco discese da cielo ardendo, e gittòssi in quello pozzo. Quando li re videro questa meraviglia, pentérsi di ciò ch’aveano fatto; e presero di quello fuoco e portarone in loro contrada e puoserlo in una loro chiesa. E tutte volte lo fanno ardere e orano quello fuoco come dio; e tutti li sacrifici che fanno condisco di quello fuoco, e quando si spegne, vanno a l’orig[i]nale, che sempre sta aceso, né mai non l’accenderebboro se non di quello. Perciò adorano lo fuoco quegli di quella contrada;e tutti li sacrifici che fanno condisco di quello fuoco, e quando si spegne, vanno a l’orig[i]nale, che sempre sta aceso, né mai non l’accenderebboro se non di quello. Perciò adorano lo fuoco quegli di quella contrada; e tutto questo dissero a messer Marco Polo, e è veritade. L’uno delli re fu di Saba, l’altro de Iava, lo terzo del Castello.

(Marco Polo, Il Milione, a cura  A. Lanza,  Editori riuniti, Roma, 1981)

La narrazione del vangelo di Matteo

Gesù nacque a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode. Alcuni Magi giunsero da oriente a Gerusalemme e domandavano: «Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo». All’udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i sommi sacerdoti e gli scribi del popolo, s’informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Messia. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo, Israele». Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire con esattezza da loro il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme esortandoli: «Andate e informatevi accuratamente del bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo». Udite le parole del re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese. Matteo 2, 1-12 (Bibbia CEI)

 

La traslazione delle reliquie

Le reliquie dei Re Magi sono conservate a Colonia, nella cattedrale dei Santi Pietro e Maria, appositamente costruita per ospitarle. Giovanni di Hildesheim (†1375), teologo, maestro alla Sorbona e priore di Kassel, raccontò la storia delle reliquie nel Liber de trium regum corporibus Coloniam translatis. Le reliquie erano originariamente conservate nella basilica di Sant’Eustorgio a Milano dove le aveva volute trasportare lo stesso vescovo milanese. Eustorgio, con l’approvazione dell’imperatore Costante, aveva fatto giungere i resti dalla basilica di Santa Sofia a Costantinopoli dove erano stati portati da sant’Elena, che li aveva ritrovati durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa. Intorno ai resti Eustorgio aveva fatto costruire, verso l’anno 344, la basilica che porta il suo nome. Tutt’oggi, nel transetto destro, si trova la cappella dei Magi in cui è conservata una grande arca vuota che reca l’iscrizione Sepulcrum Trium Magorum. Quando il Barbarossa mise a sacco la città portò con sé le reliquie dei Re Magi e le donò all’arcivescovo di Colonia, Rainaldo di Dassel, che era in conflitto con il papa di Roma. Rainaldo di Dassel, nel 1164, trasferì i corpi attraverso Lombardia, Piemonte, Borgogna e Renania, fino a Colonia.

Adorazione dei Magi, capsella dei Santi Quirico e Giulietta, marmo, V sec d.c., da San Giovanni Battista, Ravenna, Museo Arcivescovile
Adorazione dei Magi, capsella dei Santi Quirico e Giulietta, marmo, V sec d.c., da San Giovanni Battista, Ravenna, Museo Arcivescovile

 

Ilaria Sabbatini

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