Se voi chiedete ad un bambino come si immagina un castello, lui vi risponderà che in un castello ci sono alte torri, un ponte levatoio attraverso il quale si supera un fossato pieno d’acqua e animali feroci, le insegne di un conte o di un barone. All’interno del castello ci sono grandi sale arredate con dipinti, opere d’arte, quadri, tendaggi, camini enormi.

Se andate su un qualsiasi manuale di storia delle scuole medie e vi soffermate a guardare le pagine dedicate alla vita nel medioevo troverete un castello che domina un piccolo borgo. Il castello è circondato da un fossato pieno d’acqua, è dotato di un ponte levatoio, alte torri dalle quali controllare il territorio circostante.

Quando un turista porta la sua famiglia in visita ad un castello non si aspetta di trovare altro che un ponte levatoio, un fossato, alte torri ecc. ecc.

Per non parlare del cinema da quello a fumetti a quello di fanta-storia come nella saga dello ‘Hobbit’, ma anche quelli che derivano dalla saga di ‘Artù’, dove i castelli sono su erti monti, con torri altissime che attirano fulmini dal cielo.

L’immaginario trova forse nei castelli medievali il terreno più fertile perchè le immagini prendano il sopravvento sulla realtà favolistica e/o romanzata. Sin qui sarebbe tutto bene, il problema è che spesso l’immaginario prende il sopravvento spesso e volentieri anche sulla storia.

L’immagine del castello medievale feticcio immaginifico campeggia molto spesso sui libri di storia insieme alla famigerata piramide feudale. Così anche nelle visite guidate molto spesso le guide raschiano il fondo delle storie ‘misteriose’ e ‘storicamente’ verosimili per cercare di coinvolgere turisti e visitatori. Insomma il binomio castello medievale / mistero e avventura della storia è un classico della divulgazione che, per carità, troverebbe nobili origini se dovessimo pensare al capolavoro di H. Walpole ‘Il Castello di Otranto’.

Così l’immaginario letterario fa da base all’immaginario collettivo e spesso l’immaginario collettivo si trasforma in immaginario culturale, mandando un po’ in campana la storia dei documenti e la vicenda dei castelli.

In Puglia esiste un castello che costituisce un caso emblematico in tal senso Castel del Monte. L’immaginario collettivo lo vuole costruito da Federico II e pensato non come un castello ma come un edificio misterioso la cui destinazione non sarebbe ancora chiara. Molti dicono che non si tratti di un castello, perchè pur avendo otto torri, neanche tanto alte per la verità, non ci sarebbe il ponte levatoio ed il fossato. Castel del Monte è protagonista di libri, studi, trasmissioni televisive, anche produzioni cinematografiche, un immaginario nobilitato anche dalla citazione di U. Eco nel ‘Nome della Rosa’ che appunto immagina la Biblioteca dell’abbazia, dove si svolge l’intera vicenda, con le forme ispirate proprio dal Castello pugliese. E poi riferimenti all’immancabile Sacro Graal, ai templari…insomma ci sta materiale per tutti i gusti.

Il problema dell’immaginario è appunto quello di superare la realtà. Per questo il visitatore ed il turista spesso al termine della visita al Castello rimangono un po’ delusi per non aver trovato tutte quelle tracce, visibili, ma anche invisibili, che possano giustificare il proprio immaginario, nonostante lo sforzo di guide sempre meglio addestrate ad additare sculture, iscrizioni, spesso anche scoli delle acque reflue per poter suggellare i più intriganti passaggi romanzeschi e misteriosi dell’immaginario popolare.

Naturalmente ci sono casi dove sull’immaginario collettivo si sono costruiti parchi storici e tematici che della storia hanno tenuto un conto piuttosto esiguo a volte inesistente. E questo accade in Italia, ma anche e soprattutto all’estero, dove  Francia e Inghilterra diventano importanti punti di riferimento in questo senso.

Quello che colpisce è come l’immaginario popolare e collettivo abbia ad un certo punto preso il posto della divulgazione e formazione culturale. L’idea del castello medievale che domina il borgo perlopiù rurale diventa una storia/feticcio che pian piano ha preso il sopravvento sulle notizie storiche, ma anche sui resti dei castelli medievali.

L’idea è stata quella di ‘realizzare’ pian piano castelli in grado di rispondere alle esigenze dell’immaginario collettivo un po’ come avvenne a Torino nel 1911, in occasione dell’Esposizione Universale, quando fu costruito un intero borgo medievale ‘ Il Valentino’ con tanto di castello.  Il ‘Valentino’ sarebbe la giusta traduzione di quell’immaginario, ma sembra quasi che quell’immaginario diventi una necessaria realtà quando si parla di castelli e di borghi medievali ai turisti e, ahimè, anche agli studenti. Sembra che l’ideale romantico e neogotico di oltre un secolo fa faccia fatica a tramontare. Il turista, lo studente di scuola media ha bisogno dell’immaginario per sovrapporre la propria esperienza cinematografica e fiabesca alla storia, e fa niente se per questo motivo la storia viene stravolta.

La necessità e a volte la pretesa dell’immaginario può diventare quasi patologica, una scelta che diventa irrinunciabile non soltanto a scapito della storia, ma addirittura al posto di questa. Perchè un altro immaginario collettivo è che la storia sia ‘pesantemente’ scritta solo sui libri, che le sue notizie siano spesso intraducibili se cucite addosso ai monumenti, mentre la letteratura, la fiaba, l’immaginario appunto, ci sta molto meglio.

E questo determina anche delle scelte e degli itinerari: per esempio a Castel del Monte ci vanno quasi mezzo milione di visitatori all’anno, mentre sui castelli arroccati dell’Alta Murgia (Garagnone) o della Basilicata (Monte Serico e tanti altri) il numero diminuisce drammaticamente. Eppure su quei castelli si compie un miracolo e cioè quello del fascino della storia e della natura. Ma ormai se non trovo un fossato ed un mistero del paesaggio dello sperone di roccia sul quale affiorano i resti di un diroccato castello normanno non me ne faccio nulla. E poi è vero che nei film i castelli sono sui monti, ma nella realtà si fa fatica a salirci. Meglio rimanere al livello del mare meglio arrivarci in macchina.

Qual è il confine entro il quale l’immaginario possa essere tollerato? E quando la storia, non per riscatto, ma per semplice correttezza, potrà riprendersi il proprio ruolo?

A queste domande non ci si dovrebbe arrivare mai…l’immaginario dovrebbe rimanere nell’immaginario così come accade al Valentino di Torino, un po’ tutti sanno che è finto, così anche la storia dovrebbe rimanere tale e dai libri dovrebbero scomparire certe immagini e certe piccole allusioni.

Il rischio è che l’immaginario sia diventato una necessità non per sfuggire alla storia, della quale molto spesso al turista importa non tantissimo, quanto di fuggire dalla realtà: il castello turrito misterioso e medievale non combatte contro la storia scritta nei libri, ma contro l’attuale immagine delle città, di quelle che hanno volutamente cancellato il fascino del loro passato per far posto ad aree urbanizzate sempre un po’ più squallide.