
Non amo le feste dei sorrisi obbligatori, i cuoricini di San Valentino, i cioccolatini per la festa della mamma e le trovate come le cene per sole donne dell’otto marzo. Cioccolatini, fiori e cene vanno bene sempre, non solo quando lo indica la pubblicità. Perciò oggi mi divertirò a smontare questa festa commerciale restituendola a ciò che è: un culto pagano orgiastico che celebra la fertilità e propizia l’imminente primavera.
I Lupercalia erano una festività religiosa romana che si celebrava il 15 di febbraio, in onore del dio della fertilità Luperco, protettore del bestiame e delle messi. La festa celebrava la fertilità della terra e delle donne. In quel periodo, infatti, si raggiungeva il culmine del periodo invernale, con il riposo delle terre agricole.
Plutarco ne dà una descrizione minuziosa nelle sue Vite parallele (Vita di Giulio Cesare, cap. 61). I Lupercalia venivano celebrati nella grotta chiamata appunto Lupercale, sul colle romano del Palatino dove, secondo la leggenda, i fondatori di Roma, Romolo e Remo sarebbero cresciuti allattati da una lupa.
Secondo il rito celebrativo, nel giorno antecedente i Lupercalia, le donne ancora in cerca di marito scrivevano il loro nome su un biglietto che veniva messo in un grande contenitore; successivamente tali biglietti, estratti a sorte, venivano abbinati ai nomi dei maschi presenti così da formare delle coppie; queste coppie passavano insieme tutto il giorno della festività danzando e cantando; poteva succedere che alla fine dei festeggiamenti alcune di esse decidessero di sposarsi.
Inoltre, il giorno stesso, due ragazzi (i luperci) di famiglia patrizia, in una grotta sul palatino consacrata al dio, venivano segnati sulla fronte con del sangue di capra. Il sangue veniva quindi asciugato con della lana bianca intinta nel latte di capra, al che i due ragazzi dovevano sorridere.
Venivano poi fatte loro indossare le pelli degli animali sacrificati, le quali venivano poi fatte a striscie costituendo le februa o amiculum Iunonis, da usare come fruste. Con queste ultime i due giovani dovevano correre intorno al colle colpendo chiunque incontrassero e in particolare le donne, le quali volontariamente si offrivano per purificarsi e ottenere la fecondità.
Un altro rito della celebrazione era la februatio, la purificazione della città, in cui le donne scendevano in strada con dei ceri accesi.
I Lupercalia furono osteggiati verso la fine del V secolo da Papa Gelasio I che volle contrapporre loro la festa di San Valentino come festa delle persone che si amano.

Bibbia di Pamplona, 1197 – Claudio II e la decollazione di San Valentino
Fra il 492 e il 496 Gelasio decise di sostituire la ricorrenza pagana con una nuova ricorrenza legata ad un santo e, nella fattispecie, a San Valentino. L’intento era quello di trasformare la festa della fertilità in una festa dell’amore legata a un messaggio cristiano e l’anniversario della morte di Valentino cadeva proprio in quei giorni. La data della ricorrenza venne dunque fissata al 14 febbraio.
Sul perché di quella scelta si sa poco: c’è chi sostiene che la decisione sia ricaduta su quel santo grazie alla sua predicazione dell’amore (nel termine più ampio del termine) e il rispetto reciproco in anni in cui quei concetti erano estranei a gran parte dei cristiani stessi, altri sostengono che la scelta sia stata perlopiù casuale e motivata solo dalla contingenza di trovare un sostituto alla festa pagana.
San Valentino si convertì al cristianesimo e venne ordinato vescovo da san Feliciano di Foligno nel 197. Nel 207 l’imperatore Claudio II tentò di convincerlo a tornare al paganesimo, ma Valentino si oppose e come contromossa cercò di convertire al cristianesimo l’imperatore stesso. I suoi sforzi furono vani e rischiò di essere giustiziato per il suo gesto anche se all’ultimo momento Claudio II decise di graziarlo. Sotto Aureliano venne nuovamente arrestato e questa volta non sfuggì alla persecuzione: venne decapitato il 14 febbraio 269.
Nel tempo la festa assunse una connotazione maggiormente legato all’amore fra due persone anche grazie al gesto di papa Paolo II che, il 14 gennaio 1400, decise di cogliere l’occasione di quella ricorrenza per distribuire una dote alle donne nubili in modo da aumentare il numero dei matrimoni. Quel gesto creò un’associazione fra la festa di San Valentino e i matrimoni ed i fidanzamenti.
Ilaria Sabbatini



