Il Codex Calixtinus (occasionalmente chiamato anche Codex Compostellarum), composto da cinque libri e la cui redazione è databile alla metà del secolo XII, è una delle testimonianze manoscritte più importanti per lo studio della cultura medievale: infatti non solo contiene informazioni dettagliate sulla vita quotidiana dei pellegrini diretti a Santiago di Compostela, sulle vicende di San Giacomo e sul relativo culto, ma documenta anche il più antico repertorio musicale polifonico di area francese. Le sue 226 carte pergamenacee si suddividono in cinque sezioni più un’appendice, aggiunta probabilmente intorno agli anni 1160-’65; è proprio quest’ultima parte del codice a tramandare una ventina di brani polifonici (organa e conductus) molto vicini agli stilemi musicali della Francia del Nord (nonostante utilizzino invece la medesima notazione della Francia meridionale), e dotati dei nomi degli autori – anche in questo caso si tratta di una novità assoluta, per composizioni di tipo polifonico. Il I libro contiene a sua volta brani musicali, ma si tratta di composizioni monodiche (ovvero, scritti per un’unica voce, e quindi eseguiti all’unisono da un piccolo coro); i libri II, III, IV sono dedicati alla vita di San Giacomo, mentre il V costituisce la celebre guida “pratica” per i pellegrini sulla via di Santiago, la più antica a noi nota. Investito presto da una grande popolarità, il Codex venne copiato in moltissimi altri esemplari (oggi ne rimangono circa 300, cifra ragguardevole, trattandosi di testimonianze di più di otto secoli fa), ed il suo testo venne “sezionato” e tramandato tramite innumerevoli estratti, adattamenti ed edizioni ridotte, spesso ancora prima che l’intero manoscritto fosse terminato; il corpus di tutte queste preziose testimonianze è denominato complessivamente Liber Sancti Jacobi, e consta soprattutto di libelli dal formato ridotto, maneggevoli e “pratici”, adatti alle esigenze dei numerosissimi pellegrini che si mettevano in viaggio alla volta di Compostela. Le vicende della transazione delle spoglie di San Giacomo in Galizia e la successiva scoperta della sepoltura ad opera di Carlo Magno ebbero notevole fortuna, ma furono soprattutto i racconti relativi ai miracoli compiuti dal santo a rendere il Codex Calixtinus (o sue determinate sezioni) un vero best-seller del basso Medioevo. Quanto al termine calixtinus, esso deriva dalla lettera, attribuita in passato a papa Callisto II (1119-1129) e presente all’inizio del manoscritto, che il pontefice avrebbe inviato ai monaci benedettini di Cluny dichiarandosi responsabile dell’esecuzione del codice e raccomandandone la lettura; tuttavia, si è ormai da tempo accertato che il copista (molto probabilmente si trattò di uno solo, di provenienza franca ma temporaneamente residente a Santiago) non fu il papa, ma un compilatore a tutt’oggi rimasto anonimo. Ma fu lo stesso copista ad alimentare la convinzione che il codice fosse opera di papa Callisto, affermandolo in una sorta di dichiarazione autografa sugli obiettivi del suo lavoro, compresa nello stesso manoscritto e “corroborata”, nelle carte finali, da un ulteriore documento in cui Innocenzo III (1130-1143) ribadisce la paternità calistina del Codex.
Le composizioni musicali di tipo polifonico sono costituite soprattutto da conductus; talvolta è presente anche un ritornello, dotato di intonazione musicale differente da quella della strofa. Grande è il legame con le melodie gregoriane: mentre infatti quasi tutti i brani polifonici di provenienza aquitana (quindi attinenti alla parte meridionale della Francia) venivano composti interamente ex novo, nel caso del Calixtinus gli autori si basavano sulla melodia gregoriana, sulla quale imponevano la seconda voce; inoltre, la monodia “tradizionale” interrompeva la composizione polifonica in modo da creare alternanza tra esecuzione a più voci ed esecuzione all’unisono. Tutto questo era assente nella prassi compositiva aquitana, gravitante soprattutto (ma non esclusivamente) intorno al centro di San Marziale: anche i brani polifonici a noi noti provenienti da quest’area geografica (circa 70, tutti a due voci) si organizzano nella struttura del conductus, ma vengono denominati versus, e nascono quasi esclusivamente per un contesto paraliturgico e devozionale, e non liturgico in senso stretto – ecco quindi la preferenza per l’argomento natalizio o mariano, ed il forte legame con le manifestazioni processionali. Al contrario, le consuetudini musicali documentate dal Calixtinus denotano il forte legame dei brani polifonici con la liturgia di Messa e Ufficio, già da tempo accompagnata da composizioni monodiche tratte dal repertorio gregoriano, ma che ora, con la polifonia, si arricchivano di uno splendore sonoro tutto particolare – oltre ovviamente a costituire una pietra miliare per l’evoluzione dell’arte musicale in Occidente. Come si è detto, si parla di brani tutti a due voci, ma in un caso – più precisamente, per il famoso Congaudeant Catholici – sussiste l’ipotesi che esso sia il primo esempio noto di polifonia a tre voci: sul tetragramma sono riportate infatti tre linee melodiche, due vergate in inchiostro nero ed una in rosso; tuttavia, se si trattasse davvero dell’esecuzione simultanea di tutte e tre le melodie si realizzerebbero scontri dissonanti “sospetti” per l’epoca, invece assenti se si procede all’esecuzione di due melodie per volta (la più grave nera con la mediana rossa, oppure le due in nero). D’altra parte, l’esecuzione di forti dissonanze in polifonia era prassi consolidata già intorno alla metà del 1100, sia in quella a due voci sia nell’unico altro brano (sicuramente) a tre voci databile al secolo XII, ovvero il Verbum Patris umanatur tràdito dal Cambridge Songbook: anche qui le dissonanze sono forti, ma inequivocabili, visto che la notazione utilizzata è uniforme e l’inchiostro per le diverse parti melodiche è il medesimo. Riassumendo: anche se non ve n’è la certezza, il Codex Calixtinus potrebbe dimostrarsi “pionieristico” anche sul lato dell’organico polifonico, contenendo una probabile composizione a tre voci, la più antica conosciuta, che ad ogni modo non sarebbe un esempio del tutto isolato, vista l’esistenza di un brano analogo nel repertorio inglese.
Questo è un mio articolo inerente a una parte specifica del Codex Calixtinus
IL CAMMINO DI SANTIAGO – LA GUIDA DEL PELLEGRINO
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